Lettori e non lettori #SalvateLaLettura

Account Flickr - Più libri più liberi 2014
Account Flickr – Più libri più liberi 2014

Donna, età compresa tra 11 e 19 anni, residente in una città del Nord: ecco l’identikit del ‘grande’ lettore italiano, quello che legge almeno 12 libri all’anno. Lo dice l’Istat nella sua ultima indagine. I cui risultati, in sintesi, sono i seguenti: le donne leggono più degli uomini (48% contro il 34,5% degli uomini), la fascia di età più attiva sul piano della lettura è quella tra gli 11 e i 14 anni (53,5% dei quali che hanno letto almeno un libro nel 2014), si legge di più nella città più grandi (50,8% contro il 37.2% delle piccole città) e in quelle geograficamente posizionate nel Nord del Paese (45,8% di lettori contro il 18,2% della Sicilia).

I dati dimostrano che la realtà italiana è preda di un grave disagio culturale. La quota di lettori è appena del 41,4% (-1,6% rispetto al 2013) e quelli ‘forti’ (un libro al mese in media) rappresentano solo il 14,3% del totale. Sono cifre quasi ridicole. E se pensiamo che la propensione alla letture si coltiva per due terzi in famiglia, la questione si aggrava: vuol dire che i lettori di fatto si autoriproducono e che il fenomeno tende a non dilatarsi socialmente ma a comprimersi. La riduzione del numero dei lettori, in sostanza, tende a prevalere proporzionalmente proprio nelle famiglie dei non lettori. Rafforzando le barriere culturali.

Che fare? Più risorse alle biblioteche pubbliche e alle attività economiche di tipo editoriale è il minimo che si possa chiedere. Ma sono pure indispensabili delle politiche di educazione alla lettura, così come chiedono a gran voce gli editori, con ciò chiamando in causa anche gli istituti scolastici, ai quali però le risorse vengono tolte, mai potenziate. Crescono comunque i titoli pubblicati (+6,3%) e meno male che il mercato degli ebook si irrobustisce: un libro su quattro ha anche un formato digitale (si tratta di 15.000 titoli) e l’8,7% della popolazione ha dichiarato di aver letto o scaricato libri on line o ebook.

I dati proliferano e così le interpretazioni, ma pochi si domandano con serietà quali siano le conseguenze del ridursi dei lettori e del restringersi dell’esperienza della lettura in Italia. E allora diciamolo: un lettore è capace di seguire con coerenza un testo, interpretarlo, restare concentrato, persino in silenzio per molto tempo. Un lettore mette in fila parole, emozioni, ragionamenti, e lo fa sulla base di una specifica attenzione e di una condizione di riflessione, che altre esperienze culturali e sociali oggi non offrono. Un lettore magari ha l’ipod in metro, pur tuttavia evita il multitasking, evita che la mente sia impegnata su dieci fronti assieme, e sperimenta una condizione di concentrazione e, persino, di salutare, momentanea estraneazione, che oggi è davvero rara. Un lettore si sconnette dalla rete e si connette a se stesso, alle emozioni che il libro provoca, ai richiami e alle suggestioni che evoca, ai concetti che propone, alle argomentazioni che suscita. Un lettore è una persona che concede a se stesso quello che un non lettore non si concede mai: lo spazio di una tregua, l’ambito di una pausa, la possibilità di perdere del tempo che non sia tempo perso, anzi. Non credo di esagerare se dico che la scomparsa dei lettori produrrà forse una mutazione antropologica dell’umanità. Quel giorno saremmo tutti più indifesi, tutti preda di un mondo sempre più  prevaricante e invasivo. Ma già oggi lo siamo un po’. Perché il libro è anche una preziosa barriera, che però si sta erodendo pian piano.

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