west ham

Intervista: Gianni Galleri e la città del football

L'autore  de "La Città del Football" durante una presentazione

“La città del football” è un libro scritto da Gianni Galleri – edito da Urbone Publishing – ed è una guida sincera tra aneddoti, luoghi e sopratutto storie attorno al calcio londinese. Ne abbiamo parlato con l’autore via chat su Facebook e quel che ne è nato è una intervista che travalica, in qualche modo, il tema affrontato nel testo.
Attenzione: se siete cultori del risultato e delle statistiche, forse questa intervista non fa per voi.

“Lo spirito è quello di aiutare chi va a Londra ad avere una bella esperienza calcistica”

Come è nata l’idea del libro?

L’idea del libro è nata un po’ per caso. Stavo scrivendo un post per il mio sito e via via che “studiavo” l’argomento uscivano fuori altre storie molto interessanti. Finito il pezzo avevo scritto 5 cartelle. Ho pensato che non potesse essere un post e mi sono detto: è il primo capitolo del libro.Stavo scrivendo la storia del Dagenham and Redbridge, squadra di quarta divisione, estremo est di Londra. Forse ci sarebbe da dire, come è nato il blog.

Infatti,parlaci della nascita della pagina facebook e del blog London Football…

Nelle prime visite a Londra ho trovato un sacco di problemi a reperire informazioni per visitare quegli stadi che non fossero quelli delle squadre principali (Chelsea, Arsenal, West Ham). Allora ho pensato di fare una mappa su google maps con tutte le squadre e i rispettivi stadi. Il sito e la pagina sono nati intorno a questa mappa. Lo spirito è quello di aiutare chi va a Londra ad avere una bella esperienza calcistica.

Brentford

Sembra che tutto sia nato dalla passione per gli stadi?

Per il calcio, per gli stadi e per le storie. Io ho una concezione del bello del calcio molto poco statistica. Non mi appassiona la partita in sé, o almeno non tanto. Mi piace la storia, la narrazione, l’identità di una squadra.

Ok, ti blocco visto che hai toccato un argomento che mi piace tantissimo

E Londra avendo 14 squadre capisci…che è piena di questi esempi.

Come hai iniziato a coltivare la tua passione calcistica? Per me fu fondamentale Pc Calcio e la stagione 96/97, ma il tuo approccio mi sembra diverso, legato più alla passione per la storia e la narrazione. Come hai coltivato tutto questo?

Mi spiace smontare qualsiasi forma di romanticismo evocativo-adolescenziale, ma è stata la mia ragazza del tempo che si è trasferita a Londra. Io sono andato molto spesso a trovarla e lei però doveva anche seguire i corsi all’università, quindi spessissimo mi ritrovavo da solo in giro per la città. E ho iniziato a visitare stadi, e poi a leggere, e poi leggendo scoprivo cose che andavo a controllare di persona e così via in un circolo, vizioso o virtuoso scegliete voi, che mi ha portato in giro per 45 stadi.

Quindi ti sei praticamente abbandonato agli eventi e alla documentazione…

Ovviamente c’era un retroterra di grande amore per il calcio e tre magliette regalate intorno ai 10 anni, che mi avevano fatto conoscere l’Inghilterra e la Scozia: Celtic, Arsenal e Nottingham Forest.

Craven Cottage

Mi piace molto il fatto che parti dall’idea di raccogliere e raccontare storie, più che fornire una sorta di critica per appassionati o addetti ai lavori. Quali sono le storie che t’hanno veramente smosso ?

Quando si racconta una storia si prova a immedesimarsi, quindi mi è piaciuta tanto quella da cui è partito il libro (il Dag & Red), perché racconta di squadre di quartiere che un giorno decidono di unirsi per andare nei professionisti. E mi ha smosso tanto anche quella del Wimbledon, perché conosco molto bene la storia e sono stato a vedere una partita nel loro stadio. Insomma, c’era una sorta di ingiustizia latente che è stata colmata nella storia che racconto a proposito dei Dons. Ma anche altre, come quelli che fecero un partito per riavere lo stadio o quelli che retrocessero per una multa da 16 sterline.

“Insomma, c’era una sorta di ingiustizia latente che è stata colmata nella storia che racconto a proposito dei Dons”

Senti, a proposito di storie, io ho sempre avuto una leggera infatuazione per il Chelsea, fino all’arrivo di Abramovich. Quanto può averti messo in difficoltà raccontare qualcosa di questa squadra, visto che negli ultimi dieci- quindici anni è diventata una delle più coperte e narrate del mondo.

Io mi trovavo a Londra, per la prima volta proprio quando Abramovich comprò il Chelsea. Avevo ancora in mente i Blues in modalità Gullit e Vialli. Sembravano più una squadra da fantacalcio che una squadra vera. E proprio per questo ho voluto scrivere su di loro un pezzo rievocativo, che raccontasse quanto era duro non essere il Chelski, come lo chiamano oggi i suoi detrattori con tutto quello che comportava: stadio bruttissimo, rarissime vittorie, la società venduta per un pound; insomma una storia lontanissima dai lustrini di oggi.

west ham

Mi  abbandono un attimo alla retorica sul Chelsea e sulla Premier League di fine anni novanta: i tempi di Vialli allenatore/ giocatore, di Attilio Lombardo al Crystal Palace o di un Casiraghi meteora. In generale, della prima consistente invasione degli italiani nei campi inglesi. Ecco, quel calcio, in un certo senso, ti manca?

Io ero piccolo e non c’erano ancora i mezzi per godermelo come avrei fatto oggi, ma mi ricordo che già allora mi appassionava tanto. Vedevo queste squadre dai nomi mitici, e poi erano i primi italiani che andavano all’estero in maniera consistente. Mi manca quel calcio perché era ancora un po’ giusto. Il Blackburn poteva vincere il campionato. Per fare un esempio. Era meno tecnicamente bello di oggi, ma c’era una forza di fondo, che oggi credo si sia un po’ persa, anche in Inghilterra.

“Mi manca quel calcio perché era ancora un po’ giusto. Il Blackburn poteva vincere il campionato”

Ok, lasciamo da parte la nostalgia e diamo il tuo libro all’eternità: qual è il personaggio che assolutamente vorresti fosse ricordato e che hai raccontato ne “La città del Football”?

Faccio troppo lo snob se ti dico Seb Brown? Il portiere del Wimbledon che parò i rigori decisivi per la vittoria di una partita memorabile e che io vidi dal vivo nella sua ultima gara per i Dons, perché il portiere titolare era rimasto bloccato nel traffico. Capisci che non me lo potrò mai dimenticare?

  • Potete trovare “La Città del Football” qui 

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>