Umberto Eco

Umberto Eco sbaglia sui social media

Le frasi pronunciate ieri da Umberto Eco a Torino – durante l’incontro con i giornalisti per il conferimento della laurea honoris causa in “Comunicazione e Cultura dei Media” hanno causato non poche polemiche

«I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli».

Tra le diverse opinioni che si sono viste in giro, quella di Gianluca Nicoletti Su La Stampa. è sicuramente una delle più interessanti.

Senza nemmeno lontanamente immaginare che qualcuno possa mettere in discussione opinioni altrui su temi in fondo così legati a punti di vista personali, mi verrebbe da dire che finalmente possiamo misurarci con il più realistico tasso d’imbecillità di cui da sempre è intrisa l’umanità. Era sin troppo facile per ogni intellettuale, o fabbricatore di pensiero, misurarsi unicamente con il simposio dei suoi affini. Ora, chi vuole afferrare il senso dei tempi che stiamo vivendo è costretto a navigare in un mare ben più procelloso e infestato da corsari, rispetto ai bei tempi in cui questa massa incivilizzabile poteva solo ambire al rango di lettori, spettatori, ascoltatori. Stare buoni e zitti, leggere giornali scritti da noi, leggere libri scritti da noi, guardare programmi in tv in cui al centro eravamo noi, ascoltare lezioni che facevamo noi.

E’ finita purtroppo l’epoca delle fortezze inespugnabili in cui la verità era custodita dai suoi sacerdoti. Oggi la verità va difesa in ogni anfratto, farlo costa fatica, gratifica molto meno, ma soprattutto richiede capacità di combattimento all’arma bianca: non si produce pensiero nella cultura digitale se non si accetta di stare gomito a gomito con il lato imbecille della forza.

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