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Il Cerchio e la volontà di potenza

Il cerchio’ di Dave Eggers è prima di tutto un monito. Racconto l’esito possibile di un processo di accentramento  e di totalizzazione capace, pur in nome della ‘sicurezza’, di rendere del tutto insicure le nostre vite.

La storia inizia con la sua assunzione di Mae Holland al ‘Cerchio’, un’azienda che gestisce informazioni web e che ha l’ambizione di realizzare un mondo più sano, migliore, più sicuro, a patto che nessuno nasconda più nulla a nessuno, si rinunci alla privacy, si conceda la propria identità alla ‘rete’ e ai servizi che essa offre (nella quasi totalità gestiti direttamente proprio dal ‘Cerchio’).

La totale trasparenza, dunque. Con esiti immaginabili sul piano del potere, della memoria, della democrazia, della nostra libertà. Mi chiedo: questo processo ‘unificante’, questo totale possesso delle nostre vite nel nome della loro salvezza, è già scritto nel destino della rete e dei poteri che ne prendono possesso? Oppure è solo un’alternativa eventuale, e non è affatto detto che si realizzi? Io penso che nulla è scritto, anche il mondo oggi rischia un ‘1984’ più di trent’anni fa.

dave eggers

Continuo a ritenere la rete una chance, non una trappola. Eppure l’idea che il più grande social network del mondo aspiri a divenire ‘tout court’ internet lascia molto perplessi. Per certi aspetti inquieta. Da un certo punto di vista, questa mossa strategica sembra la traduzione in realtà dei fantasmi contenuti nel ‘Cerchio’: anche lì tutto doveva transitare per un solo portale, dai messaggi alla musica, ai pagamenti sino alle schede elettorali! E Facebook, mi pare, a quello punti, come se la ‘riduzione a uno’ fosse l’oscuro oggetto dei desideri di chiunque operi in rete, come se un destino conducesse fatalmente lì, in un punto ove si aspiri al monopolio, alla riunificazione di ogni cosa, e il cerchio appunto possa chiudersi, raccogliendo tutto dentro di sé, e lasciando nulla al di fuori.

Che cosa spaventa nel romanzo? Non solo lo scopo ultimo del ‘Cerchio’ (la sua ‘chiusura’, tale da imprigionarvi dentro tutta l’esistenza umana) quanto il consenso ampio, diffuso che nel romanzo tale progetto raccoglie tra le persone, come se si fosse disposti a cedere la propria libertà in cambio di sicurezza. E non di un ‘pezzo’ misurato di tale libertà, quanto della libertà nella sua interezza. Perché tale sarebbe la ‘trasparenza’ completa, la totale tracciabilità della nostra vita, senza più nulla nascondere e senza più nulla celare.

Tutto si tradurrebbe nell’impossibilità della menzogna, nella totale conoscenza e chiarezza di ogni pensiero, nell’assoluta raggiungibilità (e possesso!) di tutti per tutti. Questo ideale di trasparenza globale è il riflesso di una ‘volontà di potenza’ della verità, capace davvero di schiacciare ogni cosa. Non la verità pubblica, non quella sottoposta alla discussione e al dibattito, o all’esame delle aule di tribunale, oppure ai ragionamenti filosofici.Ma la Verità con la ‘V’ maiuscola, la totale apertura di ognuno allo sguardo di tutti, sino alle più recondite sfumature, sino ai recessi più interni. Come se non fossimo più uomini, ma solo anime. Una specie di ‘raggio x’ che ti penetra, ti denuda, ti espone al pubblico senza alcun ritegno.

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I droni come strumento di diffusione di internet. Una delle foto postate da Mark Zuckerberg durante F8, la conferenza di Facebook per i developer

Un Potere capace di questo sguardo (e del controllo conseguente) non è un potere democratico, nel senso almeno che ‘schiaccia’ la coscienza (come accade ad Annie, un’altra protagonista del libro di Eggers) e se ne impossessa. Controlla i tuoi sentimenti non solo le tue idee. Sarebbe potuta accadere una cosa così orwelliana prima dell’avvento della rete e della comunicazione globale? Io dico di no.

La rete è la chance suprema, ma anche il rischio assoluto. Perché i media hanno comunque una strana natura (e così tutta la tecnica): non diffondono consenso, lo creano, lo determinano. Non condizionano il pensiero, lo producono un pensiero. Non sono oggetti, sono soggetti. Coinvolgono le coscienze e se impossessano. Certo, non in modo finale, apocalittico, assoluto. Ma c’è senz’altro una forza mediale ‘nera’ (il controllo totale delle coscienze) che compete con quella ‘bianca’ (che è invece democrazia, partecipazione, sviluppo, dialogo). Tutto ciò è anche dovuto al fatto che la rete alimenta il proprio consenso, è l’ideologia di se stessa. Si auto-propaganda, si auto-incensa.  Oggi lo strapotere della comunicazione ha invaso anche altri confini, per primo quello della politica.

Il libro di Eggers è, infatti, soprattutto un libro sulla democrazia e non tanto sulle nuove frontiere del digitale. Si badi. Dinanzi a questo strapotere la critica è debole, sopraffatta anch’essa dalle meraviglie e dalla utilità pratica della navigazione sul PC o sullo smartphone. Serve allora, per controbilanciare, anche una critica della rete, che non sia pregiudiziale, ma alimenti il dibattito sui rischi. Oso dire che una critica della rete è più innovativa e moderna del predominio incondizionato di facebook, oggi, e domani di chissà. Il predominio assoluto di qualcosa non è mai modernità, anzi. E non è mai nemmeno democrazia (sempre che ci si tenga ancora, alla democrazia).

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