cover dario rossi numero uno

Di pelli, pentole e padelle: intervista a Dario Rossi

Questo articolo è tratto dal primo numero di Centofiori, che potete leggere gratuitamente qui

Incontro Dario alle otto del mattino in piazza a Genzano. Dalle occhiaie, capisco che ha fatto tardi la sera prima: il giovedì, di solito, suona in un club nei dintorni del Circo Massimo. La conferma arriva dal fatto che la prima parola che mi rivolge è “Caffè”. Credevo di dover fare una lunga attività di ricerca e documentazione per scoprire brani più o meno nascosti della sua attività live. In realtà, la maggior parte dei video che lo vede protagonista è virale già da tempo .

“Amazing Drummer” “Street Drummer Berlin” “Techno drummer” sono solo alcune delle tag che vengono associate all’incredibile abilità di Dario Rossi come percussionista e compositore. Pentole, padelle, frammenti di citofoni, tubi di metallo e tanto altro ancora: un set da percussioni di Dario è un vero e proprio inno al riciclo creativo. Dai Castelli Romani (Dario è nato ad Albano nel 1988) alle strade di tutta Europa, il risultato è sempre lo stesso: una folla di persone, adulti o bambini, lo circonda per immergersi nelle composizioni del percussionista. Per l’intervista , ci spostiamo in un parco vicino.

Dario, come inizia la tua carriera da musicista?

Beh, tutto inizia dai primi mesi di vita, ho sempre avuto il forte interesse per la sperimentazione sonora, provavo a percuotere qualsiasi superficie per vedere che tipo di suono emettesse. Già dalle elementari. Le maestre si ricordano di me per questo (ride). Lì ho creato la prima batteria improvvisata, creava suoni interessanti. Poi verso i dieci anni ho iniziato il percorso didattico con le percussioni all’accademia musicale ariccina, per poi continuare con la batteria, al Saint Louis prima e alla Casa del Batterista dopo.

Influenze a casa?

Nè mio padre, nè mia madre suonano. Ho fatto tutto da solo. Ma mia madre ascoltava tantissima musica e questo ha influito di certo.

Neanche il percorso stereotipato da adolescente in sala prove con gli amici.

Dentro di me ho sempre preferito un percorso più individuale che collettivo. Come batterista, suonavo cose che non mi riguardavano molto,.Alla fine, il batterista finisce sempre a suonare cose che non compone. Ho avuto diversi gruppi pop rock, qualcosa più hard, ma non sono mai stato troppo coinvolto.

Quali sono stati i punti di riferimento musicali?

Sono molto legato agli anni 80, al sinth pop e new wave. Ero molto attratto da batterie elettroniche e sintetizzatori. Poi il Progressive anni 90. La Trance Progressive, non il progressive rock (ride). .

Mi sembra di capire che la tua attitudine sia più quella di un compositore che quella di un percussionista tradizionale?

Hai capito bene. Adesso sto lavorando ad un progetto per unire le due anime, incastrare sonorità fredde con quelle più calde e tribali. A volte stridono. Non mi definisco un tecnico. Miro più all’impatto emotivo, diciamo che la mia fonte d’ispirazione sono i suoni. La mia performance si basa su una frequenza di base, poi articolo sopra altro.

Parliamo invece della tua carriera da artista di strada

Tutto inizia nel 2011 a Londra,abitavo lì per fare tutt’altro. Mi sono ispirato agli artisti che vedevo lì. Il giorno prima di partire per l’Italia, ho provato a fare questa cosa (performance in strada ndr). Abitavo con degli indiani, ho fatto un borsone di roba, anche loro, e sono andato con la metro a Piccadilly Circus. É andata molto bene, la strada è un’ottima palestra, ti apre la testa. In 20 minuti ho guadagnato 70/80 Pound. Il giorno dopo poi son partito per l’Italia, solo la sera prima m’è venuto in mente di organizzare tutto, dopo tutti quei mesi (ride).Qui ho iniziato pian piano con altre persone, poi con il tempo si è evoluto tutto. Da marzo del 2014 sono più costante nella piazza ed ho uno stile più definito, che verte sulla scelta degli oggetti.

Come crei il tuo set di percussioni?

Molte persone mi regalano sempre qualcosa, a volte trovo roba nelle isole ecologiche. Sono tutte cose vecchie e riciclate, ma la scelta verte sulla selezione di suoni tribali e afro, e poi tubi e lamiere per le cose più industrial e tecno.

Perché la scelta della strada, invece che il club?

Vanno avanti di pari passo, ma la strada è una presa di posizione. La nostra è un epoca più settoriale che mai, tante serate diverse, tanti marchi. Io faccio questo per rendere il tutto più puro possibile, cerco di avvicinare il maggior numero di persone. Anche quando faccio cose più Tecno, si fermano 65enni e bambini,

Dove ti esibisci di solito?

Piazza del Popolo e Piazza di Spagna sono i principali luoghi, ad Albano ho partecipato ad un festival di artisti di strada. Per ora il mio obiettivo è quello di proiettarmi all’estero. Il tour di Berlino nasce così: 20 ore di autobus ed un carrello carico di roba. Piazze, parchi. Voglio abbinare piazza e club. E poi provare ad andare a Barcelona, Amsterdam. Quando sono tornato in Italia, la mia pagina su Facebook è letteralmente esplosa: contatti su contatti, richieste per eventi.

Parliamo invece delle registrazioni del tuo progetto solista, come procede?

Guarda, l’Ep dovrebbe essere pronto a breve, sicuramente poi troverà spazio anche nelle performance live, sia in strada che nei club.Cercherò di implementare il tutto anche con un campionatore, improvvisando sopra le ritmiche. Nell’album cercherò di mixare tutte le mie influenze.

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