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Radio Libera Tutti: una radio nata quasi per caso

Sulla piattaforma di podcasting Spreaker, il loro account mostra oltre 60 mila ascolti. Su Facebook, i fan sono più di 11 mila. Risultati che spiccano nel contesto locale e che fanno emergere Radio Libera Tutti anche aldilà dei Castelli Romani. Nata nel 2009, in pochi anni l’attività della Radio ha saputo trainare il successo dell’associazione LiberaTutti, riuscendo a diventare punto d’aggregazione per i giovani di Genzano e dei comuni limitrofi.

Un successo nato quasi per caso, come ci confermano le parole di Enrico Tata, direttore responsabile del sito RadioLiberaTutti.it. L’ho contattato pochi giorni prima dell’intervista, per farmi spiegare la strada fino alla nuova sede della radio in via Innocenzo XII  ad Ariccia. Uno spazio su tre livelli in grado di ospitare musica dal vivo, uno studio radiofonico e spazi di relax.

Come nasce Radio Libera Tutti?
Nasce nella biblioteca di Genzano da un gruppo di amici e compagni di classe di istituti diversi -una dello scientifico di Genzano ed una del classico di albano. Ci vedevamo lì per studiare e ad un certo punto ci siamo detti “Perché non cerchiamo di creare un luogo di ritrovo per noi?”.
A questo si è unito il sogno di  un nostro amico, Marco Falloni, che era appassionato di radio e ci ha dato gli strumenti tecnici: praticamente, senza di lui nessuno sarebbe stato in grado di farla funzionare. Non avevamo le competenze per far partire una cosa del genere. Radio Libera Tutti è partita così, con spontaneità ed impegno.

Avete subito affrontato il problema della sede?
Sì, abbiamo cercato subito i locali: ci è stata concessa dal Comune di Genzano una sala condominiale alle case popolari. Quando siamo entrati era un luogo tremendo: vetri rotti, piccioni morti, degrado al massimo livello. In pratica, era un salone più una saletta ed un bagnetto, tutto al piano terra: abbiamo cominciato con un computer e il microfono del Canta Tu.

immagine chi siamo

Perché proprio una radio?
La scelta è stata abbastanza casuale. Marco l’ha proposta e noi abbiamo detto figo, proviamola. In realtà poteva essere qualsiasi cosa, il tutto nasce dal pretesto di fare qualcosa insieme.

Dal nucleo di poche persone che ha fondato la radio ad oggi, ne è stata fatta di strada, no?
Sì, all’inizio eravamo in pochi. Io, Eugenio Spataro, Vittorio Chiodo, Dario Caracci. Al nucleo storico si sono aggiunti gli amici più stretti. Ormai c’è un direttivo di 6 persone, ma contando anche  le persone che gravitano nella gestione e organizzazione siamo circa 15. Contando anche gli associati, siamo circa 200.

La sostenibilità economica del progetto è stata quindi solo una questione accessoria e successiva?
Beh, sì. Abbiamo fatto tutto questo senza percepire un euro. Ovviamente la Radio per alcuni progetti ha preso dei finanziamenti esterni, tipo una notte bianca e lo sportello giovanile ad Albano Laziale. Anche per l’Iran e la morte di Neda abbiamo fatto diversi eventi che c’hanno permesso di finanziare la radio e gli eventi. Ci siamo sempre mantenuti di tasca nostra, ora l’idea di aprire questa cosa (l’angolo bar per gli associati nella nuova sede ndr) è quella di coprire un po’ i costi di gestione.

Quindi non avete mai monetizzato tramite la radio?
No, mai per scelta, fino a un anno fa. Avevamo deciso di non prendere sponsor, ora le cose sono cambiate, quanto meno a livello di ricerca, ma non abbiamo ancora raccolto nulla. Ora abbiamo dei responsabili per le diverse sezioni, le decisioni erano molto più comunitarie  ma non ci avevamo mai pensato a raccogliere pubblicità o cambiare qualcosa.

Attualmente, quanto costa gestire sia l’associazione che la radio?
Per ora, ancora non lo sappiamo esattamente: abbiamo stimato i costi tra i 10 e i 18 mila euro l’anno. Negli anni passati era tutto più ridotto, anche l’idea stessa di far entrare dei soldi. Ora dobbiamo pagare un affitto.  Quando siamo partiti, nessuno di noi aveva le competenze per fare tutto questo. La radio è sempre stato qualcosa portato avanti grazie all’impegno delle persone.

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